giovedì 17 aprile 2008

...Lettera di un cane al suo padrone...

"Quando ero una cucciola, ti ho divertito con le mie buffonate e ti ho fatto ridere. Mi chiamavi la tua bambina e nonostante un certo numero di scarpe rosicchiate ed un paio di guanciali squartati e sparpagliati ovunque, sono diventata la tua migliore amica.
Ogni qualvolta facevo la " discola ", mi agitavi il dito davanti al naso e mi chiedevi " Come hai potuto?", ma poi cedevi e mi rotolavi sulla pancia per una grattatina.
La mia educazione casalinga fu un po' piu' lunga di quel che pensavi, perché eri molto indaffarato, ma ci abbiamo lavorato insieme.
Ricordo le notti in cui mi ranicchiavo vicino a te nel letto ed ascoltavo le tue confidenze ed i tuoi sogni segreti e credevo che la vita non sarebbe potuta essere più perfetta.
Andavamo a fare, lunghe camminate e corse nel parco, giri in macchina, fermate per il gelato (per me solo il cono perché "il gelato fa male ai cani", dicevi), ed io mi facevo lunghi pisolini al sole, aspettando che tornassi a casa alla fine della giornata. Impercettibilmente, hai iniziato a trascorrere più tempo al lavoro, a pensare alla tua carriera ed a dedicare più tempo alla ricerca di una compagna umana.
Ti ho aspettato con pazienza, consolandoti comunque nei dolori e nelle delusioni, non ti ho mai rimproverato per le decisioni sbagliate e ho salutato con gioia ogni tuo ritorno a casa, anche quando ti sei innamorato.
Lei, che ora è tua moglie, non è "persona da cani", ma le ho dato comunque il benvenuto nella nostra famiglia, provando a dimostrarle affetto e obbedendole...
Ero felice, perché tu eri felice.
Quando sono arrivati i bambini, ho condiviso la vostra agitazione.
Sono stata affascinata dal loro aspetto roseo, dal loro odore e avrei voluto far loro da madre. Solo voi due potevate temere che potessi far loro del male, ma ho passato la maggior parte del tempo in un'altra stanza, o in gabbia.
Oh, come avrei voluto amarli, ma sono divenuta una "prigioniera dell'amore".
Quando hanno iniziato a crescere, sono diventata la loro amica. Si aggrappavano al mio pelo e si trascinavano sulle loro tremolanti gambette, mi cacciavano le dita negli occhi, esploravano le mie orecchie e mi baciavano sul naso.
Di loro, adoravo tutto e le loro carezze - perché le tue carezze erano ormai diventate così rare - ed io li avrei difesi fino alla morte, se fosse stato necessario. Avrei voluto sgusciare dentro i loro letti ed ascoltare le loro ansie ed i loro sogni segreti, ed insieme avremmo aspettato di sentire arrivare il rumore della tua auto.
C'era un tempo in cui, quando qualcuno ti chiedeva se avessi un cane, tu tiravi fuori la mia foto dal portafoglio e iniziavi a raccontare di me. In questi ultimi anni, hai risposto solo "sì" e hai cambiato discorso.
Sono passata dall'essere il "tuo cane" a "solo un cane", e tu a lamentarti per ogni spesa affrontata per me.
Ora, hai l'opportunità di fare una nuova carriera in un'altra città, e tu e loro vi trasferirete in un appartamento dove gli animali non sono ammessi.
Tu hai preso la giusta decisione per la tua" famiglia", ma c'era un tempo in cui ero io la tua sola famiglia.
Ero eccitata all'idea del viaggio in auto, fino a quando siamo arrivati al rifugio per animali. Odorava di cani e di gatti, di paura, di disperazione.
Hai compilato le carte e hai detto "So che troverete una buona casa per lei".
Loro hanno fatto spallucce e ti hanno guardato con sguardo afflitto.
Conoscono la realtà che riguarda un cane di mezza età, sia pure con le "carte".

Hai dovuto staccare le dita di tuo figlio dal mio collare mentre lui gridava "No, babbo! Per favore, non lasciare che prendano il mio cane!" Ed ero preoccupata per lui e di che lezione gli stavi giusto impartendo su amicizia e lealtà, su amore e responsabilità, e sul rispetto per ogni vita.
Mi hai datouna pacca di addio sulla testa, evitando i miei occhi, e ti sei cortesemente rifiutato di portare con te il mio collare ed il mio guinzaglio.
Avevi una scadenza da rispettare, ed ora anch'io ne ho una che mi attende.
Dopo la tua partenza, le due gentili signore dissero che certamente tu lo sapevi da mesi di questo trasloco e ciò nonostante non hai fatto alcun tentativo di trovarmi una buona casa.
Scossero la testa e mi chiesero "Come hai potuto?".
Qui al canile, con noi sono premurosi, tanto quanto lo permettono i loro impegni. Naturalmente, ci danno da mangiare, ma io già da giorni ho perso l'appetito. All'inizio, ogniqualvolta qualcuno passava davanti al mio recinto, correvo al cancello, sperando che fossi tu, - che avessi cambiato idea - che questo fosse tutto un brutto sogno... o almeno speravo che fosse qualcuno che si interessasse a me, qualcuno che avrebbe potuto salvarmi.
Quando capii che non avrei potuto competere con lo zampettare di un cucciolo allegro, inconscio del suo destino, mi ritirai nell'angolo più lontano ed aspettai.
Sentii i suoi passi che venivano per me alla fine della giornata, e li seguii silenziosamente lungo il corridoio, fino ad una stanza isolata. Una stanza magnificamente tranquilla.
Lei mi piazzò sul tavolo e mi strofinò le orecchie e mi disse di non preoccuparmi.
Il mio cuore martellava nell' attesa di ciò che stava per succedere, ma c'era anche un senso di sollievo. La prigioniera dell'amore ha esaurito i suoi giorni. Come è mia natura, ero più preoccupata per lei. Il fardello che sopporta la opprime profondamente, e lo so, così come conoscevo ogni tuo umore.
Gentilmente mi ha messo un laccio emostatico su una delle mie zampe anteriori, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia.
Le leccai la mano così come facevo con te per consolarti tanti anni fa.
Senza farmi male mi infilò l'ago ipodermico in vena. Come sentii la puntura ed il freddo liquido scorrere nel mio corpo, mi lasciai andare sonnolenta, la guardai nei suoi occhi buoni e mormorai "Come hai potuto?".
Forse perché non capì bene il mio linguaggio canino, mi rispose "Sono così dispiaciuta". Mi abbracciò ed in fretta mi spiegò che era il suo lavoro essere sicura che io andassi in un posto migliore, dove non sarei stata ignorata, o maltrattata o abbandonata, o dove non avrei dovuto arrangiarmi da sola - un posto di amore e di luce, così diverso da questo luogo terreno. E con le mie ultime energie, cercai di spiegarle con un colpo di coda che il mio "Come hai potuto?" non era rivolto a lei.
Era per te, Mio Amato Padrone, era a te che stavo pensando...
Penserò sempre a te e ti aspetterò per sempre.
Che tutti nella tua vita, possano continuare a mostrarti così tanta lealtà."

di Jim Willis 2001

mercoledì 2 aprile 2008

Lettere di due padroni ai loro cani

E' solo il mio cane. Gli altri miei occhi che possono vedere più in alto delle
nuvole. Le altre mie orecchie che possono sentire oltre il vento. La parte di
me che può allungarsi nei mari. Mi ha detto migliaia di volte che sono la sua ragione di vita.
Perciò si riposa contro la mia gamba.

Perciò scodinzola ad ogni mio più piccolo sorriso.

Perciò mi si mostra addolorato quando lo lascio senza portarlo con me.

Quando sono in torto è felice di dimenticare.

Quando sono arrabbiato fa il clown per farmi ridere.

Quando sono felice anche lui è pieno di gioia.

Quando sono un imbecille fa finta di non accorgersene.

Quando ho successo se ne vanta. Senza di lui, sono solo una persona come tante.

Insieme a lui sono una persona straordinaria. Ha promesso di aspettarmi....

tutte le volte che... possa aver bisogno di lui. ed io so che ne avrò bisogno...

come sempre ne ho. Lui è il mio cane.


(E' solo il mio cane - Autore sconosciuto.)


Il tuo collare nel mio cassetto


Sono con te, punto nero, e ti ricordo.

Nessuno può dire il mio profondo amore.

Gli anni si sono sgranati e la tua lunga vita si è chiusa fra le mie mani.

Il tuo vuoto mi morde negli spazi deserti, la tua cuccia e la tua acqua in cucina.

Il tuo collare nel mio cassetto ha ancora il tuo odore.

Una vita insieme e io bambino. La gente non ti capisce che esteriormente.

Ma noi ci parliamo ogni notte.

Nel nostro mondo segreto ogni notte ti porto nei nostri prati e tu

sempre mi incontri nel sonno e mi fai festa ancora come al ritorno dai viaggi.

Io so che sei tu e non un sogno. Io lo so.

Verranno altri amici con i loro nuovi collari e i loro modi perchè la
vita è così. Ma tu mi capirai.
Ricordi? Quell'ultima sera senza che nulla si potesse capire venisti a mettermi
il muso sulle ginocchia nel buio.
Volli stringerti a me e ti parlai lungamente.

Eravamo soli e tu già da molto non potevi sentire. Ma mi guardasti.
Ti parlai.
Era l'addio e lo capisti, anche se non potevi sentire.

Questa è arte


Questa è arte...
Qui dentro c'è tutto l'amore del mondo!
Storie di vita vera, due mani pronte a porgere aiuto, due mani stanche di questo continuo ripetersi di vita che nessuno vuole più, due mani pronte a dare vita alla vita quando loro neanche sano cosa gli aspetta.
Due occhi neri di paura e forse gioia per queste strane attenzioni.
Chi sa che cosa sentiva in quel momento, in quel posto pieno di cani così grandi...
Di quegli ululati così stanchi...